Birra Cala 100% artigianale, 100% famiglia
Dopo una serie di curve che conducono nella zona industriale di Scalea, di case sparse su fazzoletti di terra e foglie, arrivo nel birrificio di Birra Cala. A vederle da fuori, quelle mura in cemento paiono nascondere, come in una fortezza, la ricchezza che custodiscono all’interno. Ma se si pensa che tutto ciò sia strettamente legato all’aspetto economico, ci si sbaglia di grosso.
Il bottino trova il suo terreno fertile nel ricordo, negli insegnamenti di un padre verso i suoi quattro figli, Alfredo, Antonio, Marida e Marco, nell’amore che va oltre, nei sacrifici, nella tenacia che fanno raggiungere traguardi con una dedica sempre speciale, sempre la stessa dal 2021. “Con mio padre sin da piccolo ho avuto la fortuna di confrontarmi sulle idee e sui progetti, senza temere di non essere preso sul serio. Un giorno, mi parlò di uno stabilimento vicino alla nostra ditta che dovevamo rilevare. Pensando a cosa farci, all’inizio venne in mente di adibirlo alla produzione di distillati: la concorrenza in Calabria, dove ci sono marchi di liquoristica di caratura nazionale e internazionale, ci ha però spinto a pensare a un’alternativa. Non ci abbiamo messo tanto, io e papà, a pensare che in quello stabilimento potevamo produrre birra artigianale, identitaria, riconoscibile e di alta qualità”.

Antonio e Luigi De Caprio
Antonio De Caprio, imprenditore calabrese, mi racconta nel suo ufficio com’è nato il sogno condiviso di Birra Cala, e la tenacia nel concretizzarlo. Alle sue spalle, sopra un mobile con premi e targhe, spicca una foto di qualche anno fa: lui è seduto. Alle sue spalle, in piedi, il padre Luigi. Mi colpisce la posizione del braccio di papà De Caprio, noto imprenditore scomparso nel 2021, come a proteggere, a fare da scudo a questo percorso affidato ai figli. Sarà che la morte di un padre, da due anni a questa parte, mi riguarda da vicino in quella ferita che non credo – e non voglio – si rimarginerà mai, ma spesso, durante questa intervista, l’ho guardata questa foto e ho capito molto dei legami solidi nella famiglia De Caprio.
Birra Cala la prima “Cotta”

Dentro il birrificio
Nel 2022, Birra Cala è approdata sul mercato. “Tre anni fa, la produzione della prima cotta ha segnato l’avvio di questo progetto che ha voluto anche scacciare i terribili mesi del Covid. La speranza, sì, di un nuovo capitolo. È stato il primo passaggio di una programmazione di sviluppo quinquennale, su cui stiamo lavorando tanto in modo innovativo, guardando però sempre all’essenza e alle risorse d’eccellenza”. Spiega Antonio De Caprio. Ci vediamo in un sabato uggioso che però irradia speranza e tesse intrecci. Uno di questi porta indietro nel tempo, con aneddoti che spaziano tra Scalea, dove sorge l’azienda di distribuzione avviata da Luigi De Caprio, e Orsomarso, dove papà De Caprio insieme alla moglie, Ada Forestieri, ha messo su famiglia. Nel mezzo, tantissimi viaggi di lavoro, con l’alba e la notte fonda a far compagnia a sogni, sacrifici e dedizione.
Il lavoro è stato un amico d’infanzia

Antonio, Marida, Alfredo e Marco De Caprio
L’azienda che gestiscono Alfredo, Antonio, Marida e Marco De Caprio è frutto della lungimiranza e dell’intraprendenza del padre. “È nata dal nulla, mettendo radici grazie ai sacrifici, alla passione e alla serietà di nostro padre. Era una persona riservata. Prima di fare il salto nel buio, lavorava come agente di commercio per un distributore lucano. Poi, decise di mettersi in proprio a Marcellina, frazione di Santa Maria del Cedro. Successivamente, fece degli investimenti per creare un’azienda di distribuzione all’ingrosso di alimentari. Un percorso imprenditoriale che ha mirato sempre alla serietà, ai rapporti umani. Io e Alfredo da piccoli trascorrevamo l’estate nell’azienda con papà e con i dipendenti. Sentivamo proprio la voglia di stare vicino a lui”, ricorda Antonio.
Ogni tanto gioca con dei bracciali che indossa, pescando nei fili della memoria episodi che tessono la sua storia. “Stavamo nei capannoni a imparare dai dipendenti, a parlare con loro. A volte, dormivo sui sacchi di farina: preferivo fare così per stare con papà. Ricordo, in particolare, un mercoledì santo: avevo 14 anni, da quel momento le mie braccia iniziarono a essere utili all’azienda di mio padre, della nostra famiglia. Io e Alfredo ci svegliammo alle 4 di mattina per fare delle consegne a Cosenza insieme a dei dipendenti. Tornammo la sera, sfiniti ma contenti. Non solo studio, ma anche lavoro, casa”. Non è, quello di Antonio, un racconto a senso unico: le sue parole si soffermano sull’infanzia a Orsomarso, sulla mamma Ada, una donna riservata e pragmatica che non ha mai avuto un ruolo secondario, ma ha camminato a fianco al marito. Passo dopo passo. “Mamma lavorava da casa e aiutava nella fatturazione. Ricordo che per farci stare buoni, posizionava a terra le fatture e ci faceva giocare nel trovare il progressivo. Quante risate!”.
Il ritorno in Calabria e l’azienda di famiglia
Tutti e quattro i fratelli De Caprio hanno studiato all’Università di Pisa. E tutt’e quattro sono poi ritornati in Calabria per lavorare nell’azienda di famiglia. Potrebbe sembrare qualcosa di scontato, ma non lo è. O almeno non lo è se si considera il legame che hanno con la propria terra e con la famiglia; il rispetto verso i sacrifici del padre e la responsabilità di non vanificare nulla. Alfredo – il maggiore – si è laureato in Economia e Commercio, Antonio in Economia aziendale. Marida – la terzogenita – in Scienze erboristiche. Marco – il più piccolo –in Economia aziendale. Anche nei momenti di pausa dallo studio e dagli esami universitari, hanno trascorso tanto tempo in azienda. “Nel 2004 ritornai in Calabria, iniziando a seguire i supermercati affiliati”, dice Antonio. Ci sono stati diversi passaggi che lo hanno portato in giro per la nostra regione prima nel settore della macelleria e poi nel no food. “Quando se ne andò il buyer, l’ho sostituito”, racconta e il suo viso si illumina pensando alle parole del padre due anni dopo, ai quei complimenti per il lavoro svolto.
La pausa e poi un nuovo inizio
Per otto anni, Antonio è stato lontano dall’impresa messa su dal padre, volutamente. “Non volevo che le mie decisioni politiche intaccassero la realtà costruita da mio padre. A 27 anni ho messo energie nella mia passione per la politica. A 32 anni sono diventato sindaco di Orsomarso, ricoprendo due mandati. Poi l’elezione come consigliere regionale nell’esecutivo della compianta Jole Santelli”. Ma pochi giorni dopo la proclamazione, l’operazione del padre a Milano e l’inizio di un periodo delicato. “Nel momento in cui papà poteva godersi i nipoti, è arrivata la morte”, dice Antonio. E io non riesco a dire nulla, se non guardare prima lui negli occhi e poi la foto. “Birra Cala è il progetto imprenditoriale che noi figli volevamo percorrere insieme a papà per esplorare il mondo della produzione e le potenzialità del settore brassicolo. Oggi, i miei fratelli e io portiamo avanti questo suo sogno grazie a ciò che ci ha insegnato, al suo ripeterci di non venir meno alla parola data, al lavoro di squadra e al rispetto per le persone. Ogni nostro traguardo è dedicato a lui”.
Una birra che narra la Calabria

Alcune bottiglie delle linee Birra Cala
Prima di avventurarsi nella produzione della Birra artigianale Cala, ci sono stati mesi di analisi, studi e ricerche. “A livello regionale, per la produzione artigianale tante sono le Beer Firm alle nostre latitudini, mentre i birrifici in Calabria si aggirano sulla quindicina. Eppure, ci siamo accorti che mancava qualcosa: la caratterizzazione, la connotazione calabrese del prodotto”. Questa la linea maestra per l’avvio della produzione “di una birra che nel nome narra la Calabria, i suoi territori, le sue risorse, le sue eccellenze. Cala è infatti l’abbreviazione di Calabria; richiama al gesto di calare la birra”, e mima il movimento.
“Cala richiama alle calette che punteggiano e impreziosiscono le nostre coste, ancor più belle al ‘calar’ del sole”. E pensa alla presentazione ufficiale della Birra Cala a Scalea, nell’evento “Al calar del sole”, che “abbiamo organizzato per l’occasione in collaborazione con l’associazione ‘Smuovimondo’. È stata una manifestazione importante che ci ha dato la possibilità di farci conoscere sul territorio e di avere riscontri dai consumatori”. Sembra di vederlo mentre apre una matrioska e dalla più piccola alla più grande sfilano i significati affidati a un nome, a una birra presente sul mercato in 14 tipi diversi, per tre linee prodotte dal marchio “made in Calabria”: le “Classiche”, le “Muse” e le “IGA di Calabria”. Su ognuna lo stesso logo con tre croci: “Le abbiamo riprese dal gonfalone della nostra regione. Mentre, la dicitura ‘Croce e Delizia’, è un ossimoro che descrive alla perfezione l’essenza della nostra birra, 100% artigianale, dal forte carattere calabro”, chiosa.
Dove viene prodotta la birra Cala

Fase etichettatura
Immerso nella Riviera dei Cedri, ai piedi del Parco Nazionale del Pollino, c’è questo birrificio, dove sono gestite tutte le fasi della filiera brassicola. “Dalla trasformazione dei cereali fino alla realizzazione del design delle birre e alla loro distribuzione, tutto il percorso di produzione di Birra Cala avviene nel nostro territorio. Nel nostro impianto – ha una capacità produttiva superiore a 20hl per singola cotta – le sapienti mani dei nostri mastri birrai gestiscono con esperienza, dedizione e la giusta dose di creatività ogni fase di lavorazione. Importante è centrifugazione che ci permette di ottenere una birra priva di residui di luppolo e lievito in eccesso. Questa ‘chiarificazione’ si traduce in una birra più limpida, che mantiene inalterate tutte le sue proprietà organolettiche e sensoriali”, spiega, mentre io prendo appunti sulla mia Moleskine rossa.
La scelta delle materie prime come l’acqua del Parco Pollino
“Scegliere con attenzione le materie prime è fondamentale per noi: il nostro obiettivo, infatti, è ottenere una produzione dagli alti standard qualitativi. Siamo sempre alla ricerca dell’eccellenza, per questo ci serviamo della selezione migliore di malti e luppoli presenti sul mercato nazionale e internazionale”. E quando gli chiedo qual è l’ingrediente dal carattere più calabro nella Birra Cala, sorride e dice con convinzione: “L’acqua. Non una qualsiasi. Prendiamo infatti le nostre acque per produrre la birra 100% artigianale dalle pendici del Parco del Pollino. La sorgente nasce nel comune di Orsomarso. L’acqua pura, che sgorga dalle sorgenti millenarie della nostra terra, è la componente principale delle nostre birre per il 90-95% della composizione. La scelta non è casuale: le proprietà dell’acqua di questa sorgente vengono trasferite al prodotto finito, che ne caratterizza il gusto”.

Le 5 IGA di Calabria
E in quel processo che mira alla scelta di materie prime che hanno un carattere calabrese, spiccano, nella linea “Muse” di Birra Cala, la “Citrusina”, una Blanche al Cedro coltivato a Santa Maria del Cedro; la “Diavolicchia”, una Ale dal gusto “speziata e dal finale pungente”, merito del peperoncino calabrese. “Le cinque IGA di Calabria, con i cinque mosti calabresi, sono un inno ai territori, alle cinque province calabresi. L’idea nasce dalla collaborazione con cinque cantine vinicole d’eccellenza della Calabria, una per ogni provincia, per creare un’incredibile esperienza gustativa. Una collaborazione (sta dando tanti frutti, riconoscimenti e soddisfazioni) con l’Azienda Agricola Antonella Lombardo, di Reggio Calabria; Spadafora 1915, di Cosenza; Librandi Wine, di Crotone; Cantine Statti, di Catanzaro; Casa Comerci, di Vibo Valentia”. E per gli altri mix calabresi? “Non escludiamo una futura selezione di materie prime prettamente locali, ma soltanto se e quando ci consentiranno di mantenere questa continuità a livello qualitativo e produttivo. Nessun passo indietro”, spiega convinto Antonio.
La Tap-room nel birrificio, tra murales e le altre novità

Uno dei murales di Antonino Perrotta nel birrificio
Nel birrificio, tra enormi fusti grigio-metallizzato, macchinari, bottiglie che sfilano sul nastro o fuoriescono da un, spiccano due murales: uno è posto all’ingresso, l’altro sul muro opposto. Riconosco i colori, la mano, la meraviglia dei particolari, ed ho conferma da Antonio De Caprio: “Li ha realizzati lo street artist calabrese Antonino Perrotta. Ha un grandissimo talento ed è riuscito a raccontare la storia della nostra azienda, della nostra famiglia, di quei fili resistenti, identitari che ci legano al territorio”. Mi confida che presto lancerà sul mercato una nuova linea di birra prodotta da Birra Cala, con un nuovo formato, ma con un Brand diverso che entrerà nella GdO.
Tra le novità anche la collaborazione con un noto e strepitoso artista calabrese per un progetto ancora top secret. Intanto, in primavera del 2025 sarà inaugurata una Tap-room dentro al birrificio: un locale spazioso, moderno ed essenziale dove aziende, turisti e amanti della birra potranno degustare i prodotti di Birra Cala, le proposte culinarie, e immergersi in percorsi innovativi anche per conoscere la storia di questa birra 100% artigianale. Segno della volontà di mixare, di perseguire sentieri nuovi dove si muovono quei sogni che diventano concretezza.
Poche ore fa, un altro importante riconoscimento per questa splendida realtà imprenditoriale calabrese, che ha ricevuto i tre Pennelli d’Oro Eccellenza 2025 dalla Guida Gastronomica de L’Arcimboldo. “È la testimonianza che Birra Cala raccoglie i frutti di un’incessante valorizzazione della qualità che ci consente di vivere da protagonisti questo settore. Dedichiamo questo traguardo ad ogni appassionato e ad ogni cliente che sceglie i nostri prodotti, a cui va tutto il nostro riconoscimento e grazie ai quali ci impegneremo a mantenere costante la nostra continua ricerca dell’eccellenza”, dice Antonio al telefono, facendo una strappa alla regola. Sì perché dei premi ottenuti da Birra Cala non ama parlare, sebbene ne sia orgoglioso come i suoi fratelli e i 10 dipendenti, tutti calabresi. Preferisce fissare lo sguardo sui passi, su quelli compiuti e quelli che farà a breve. In quella cornice dove il passato stimola il presente, per diventare assieme futuro e lo sguardo spesso punta in alto, a quella stella polare che mai smetterà di illuminare tutto.
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