La Calabria raccontata dal burattinaio Angelo Aiello
Abituati come siamo a pensare ai burattini come personaggi mossi da mani e fili, spesso dimentichiamo quanto di originale ci sia in quel movimento. Non a caso Angelo Aiello, burattinaio di Acri che fa emozionare piccini e grandi da più di vent’anni, parla della grammatica del braccio e della mano.
Parole e movimenti che aiutano chi li vede prender forma sul Castello, con burattini che esorcizzano la paura, fanno riflettere sul quotidiano, spingono all’immaginazione, aiutano a superare la timidezza.
Sì, perché nel teatro delle maschere non c’è distinzione tra chi agisce e chi si presta al movimento. È un’anima sola, un corpo unico che fluttua nello spazio e, nel caso di Angelo, porta la Calabria in giro per il mondo.
Così da raccontarla attraverso il suo Spazzolino e tutti i caratteri che popolano il suo universo di maschere: personaggi che spesso parlano anche il dialetto calabrese e si appigliano alla sua tradizione e cultura per renderle protagoniste.
Vieni con me!
Com’è nata la passione per i burattini di Angelo Aiello
“Quando avevo 18 anni, ad Acri venne un insegnante: aveva lavorato per tanti anni al Nord per grandi laboratori di burattini e maschere. Decisi di frequentare un suo laboratorio teatrale. Il mondo del palcoscenico mi appassionava da sempre. Era anche all’epoca un modo per farmi superare la timidezza”, racconta Angelo.
Inizia a conoscere la potenza espressiva di questo linguaggio artistico, per poi iscriversi al Dams. Il suggerimento di un’amica gli fa poi cambiare strada ma non la direzione: a Bari c’era un corso di formazione per burattinai a numero chiuso. Angelo si iscrive e viene preso. “Ho scoperto la tradizione e il repertorio del teatro italiano di figura, con i suoi spaccati regionali affascinanti come quello calabrese. Ho continuato a Cervia, per un altro corso di 8 mesi: da qui è partita la mia professione”.
Angelo infatti entra a far parte della compagnia “Arrivano dal Mare!” e per 8 anni gira il mondo. Si esibisce come burattinaio e partecipa a numerosi festival. Tutto è emozione in quell’universo popolato da diversi linguaggi e materiali, ma sempre dinamico nel raccontare storie attuali.
Il burattino Spazzolino: testa dura e animo buono
Poi ha avvertito la necessità di creare un suo “carattere”, un personaggio legato alla tradizione calabrese. Ci ha lavorato su. Ha studiato come sempre i canovacci storici e rinfrescato i codici. Così, come nei migliori sorrisi che fa spuntare sui grandi e piccini, nel 2007 è arrivato Spazzolino.
“Ha lo sguardo di Punch, il naso da Sganapino, il sorriso di Laszlo”, mi racconta. E quando gli chiedo cosa abbia di calabrese, senza esitare mi spiazza: “Il motore, l’animo dei calabresi. Combatte i soprusi e le ingiustizie quotidiane. Ha la testa dura, di legno, con un animo generoso e battagliero”.
Angelo l’ha ideato insieme a Riccardo Canestrari che ha scolpito Spazzolino usando del legno di cirmolo. “In 15 anni, il legno del suo volto e le sue venature sono diventati più scuri. Spazzolino è invecchiato con me. Arricchendosi della bella compagnia di chi gli sta accanto, come l’Imperatore Bombolone, il Malandrino mustazzo, Viola (la sua fidanzata)”.
Sono oltre 500 le repliche degli spettacoli di Spazzolino, in cui tutti si rivedono “perché è un grande attivatore del bello, dello stare insieme, della comunità”. In questi anni Angelo ha creato 15 storie legate al suo burattino, che di paesi meravigliosi in giro per il mondo ne ha visti tanti.
Gli USA, l’amore di Rachel, il ritorno in Calabria
“C’è tanta Calabria nelle storie che racconto con Spazzolino e gli altri miei burattini. Prendo spunto dalle fiabe di Letterio Di Francia, raccontando di miti, leggende, storie, Briganti. Un grande magma di passioni irrisolte che cerchiamo di esorcizzare in questi spettacoli”.
La sua arte di burattinaio e cantastorie porta Angelo a essere, nel 2013, uno dei rappresentanti italiani al “World Wayang Puppet Carnival” a Jakarta in Indonesia, il grande festival dei burattini, “una specie di campionato mondiale per burattinai. Tra 250 proposte, siamo stati presi in 80. Ero uno degli unici tre italiani. Che bella occasione per conoscere nuovi registri”, dice con un sorriso.
Continua a girovagare con Spazzolino e la sua piccola troupe per allestire gli spettacoli, fin quando nel 2015 questo burattinaio calabrese arriva a fare una docenza in una Università americana. E tra una lezione e uno spettacolo, l’anno dopo a Filadelfia incontra Rachel Icenogle, una strepitosa violoncellista.
“L’amore ha perforato la dura corazza di questo burattinaio. Ci siamo sposati. Facevo avanti e indietro tra gli USA e l’Italia. Poi anche a causa del Covid abbiamo deciso di mettere radici in Calabria. Ne sentivo la mancanza”.
Il burattino Lapo e la collaborazione con Michele D’Ignazio
Angelo aveva conosciuto il giovane scrittore calabrese Michele D’Ignazio, autore della fortunata “Storia di una matita”. E che fanno insieme? Decidono di portare Lapo, il protagonista di questa storia per ragazzi, sul palcoscenico.
Ed ecco arrivare il burattino Lapo nelle scuole, che si trasforma in una matita e fa ridere a crepapelle i bambini di tutta Italia. Michele fa il narratore, Angelo dà vita a Lapo, Rachel suona dal vivo musiche che ha scritto per questo spettacolo, e Gianluca Salamone disegna su una lavagna luminosa, animando il racconto.
La Pandemia sta scompigliando la vita di tutti. Ognuno a modo suo cerca di affrontarla.
Angelo, ritornato nella sua Calabria, con gli spettacoli dal vivo finiti, si reinventa. “Ho fatto tanti lavori e ringrazio chi mi ha aperto le porte in questo periodo delicato per tutti. La vena creativa si stava assopendo. Poi il richiamo. Così io e Rachel ci siamo rimboccati le maniche: stiamo fondando la “Company Aiello”, con la direzione musicale di mia moglie.
Una ditta di spettacolo, una compagnia stabile sempre però connessa al mondo delle maschere e dei burattini. Presto a Fuscaldo attiveremo con Italia nostra onlus un laboratorio permanente sul teatro di figura che comprenderà tutta la costa del Tirreno cosentino”.
Spazzolino non andrà in pensione: anzi avrà nuove storie da raccontare. Perché quel che ha insegnato ai bambini di ieri, questo calabrese dalla testa di legno lo porterà nel cuore di chi continua a credere nei sogni.
Un tuffo nell’infanzia
Che belloooooo