La Calabria e san Valentino

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A Belvedere Marittimo le reliquie del protettore degli innamorati

La Calabria e san Valentino: sì, ti porto davanti le reliquie del protettore degli innamorati.

Una piccola salita conduce a un grande tesoro. È custodito nel convento dei Minimi di Belvedere Marittimo (Cs), un gioiello architettonico che, nella sua semplicità, sprigiona la bellezza delle forme e dell’essenza. E io, lo ammetto, non lo avevo mai visto, sebbene a un tiro di schioppo da casa mia: ecco perché posso dire, quindi, di aver festeggiato san Valentino in un modo diverso, con carezze all’animo e gioia per gli occhi. Sai, in questo convento, che dal borgo antico della cittadina tirrenica abbraccia tutto il panorama, tra l’azzurro del cielo e del mare, sono conservate delle reliquie del santo invocato dagli innamorati.

La Calabria e san Valentino: a Belvedere

Dalla prima decade del Settecento, in questo luogo di culto, si trovano, infatti, sangue e frammenti di ossa di san Valentino. Sono in un’ampolla. Nel 1969 il reliquiario, come descritto nei libri di storici e teologi, è stato, infatti, ritrovato nel convento da padre Terenzio Mancina: si era deciso di spostare delle tele di san Francesco e san Daniele. Chissà, quindi, lo stupore per questa scoperta, che lega da anni, la Calabria all’Umbria, Belvedere Marittimo a Terni, con festeggiamenti che aprono la strada a quel sentimento, così forte, da far muovere “il sole e le altre stelle”.

Ecco perché parlo della Calabria e san Valentino!

Il rinnovo delle promesse

Qui, ogni 14 febbraio, l’appuntamento, da oltre vent’anni, si ripete: stesso posto (il convento), stesso orario (la mattina), stesso/a partner (sì, avete letto bene!). In questo gioiello architettonico, dunque, si ritrovano le coppie sposate da 25, 50, 60 e anche 70 anni. L’amministrazione comunale di Belvedere Marittimo fa, infatti, un censimento; invita poi gli sposi che festeggiano le nozze d’argento, d’oro, di diamante e perfino di ferro. Segue, così, tutte le fasi della manifestazione, in cui sembra di rivivere, a distanza di tempo, il matrimonio di ciascuna coppia; con fiori, confetti, cioccolatini, pranzo al ristorante, danze, brindisi e la classica bomboniera.

Seguono la messa, questi uomini e donne che hanno giurato amore reciproco, nella buona e nella cattiva sorte, e poi, quindi, rinnovano le loro promesse. Che sanno, dunque, di pazienza e coraggio, di ricordi e altre avventure tutte da vivere, perché non si vuole fermare nessun anelito che conduce alla speranza, tra quelli che sono gli ostacoli del cuore.

Convento Minimi di Belvedere M.mo

La Calabria e san Valentino: Convento Minimi di Belvedere M.mo (Cs)

I pensieri d’amore

Vicino alle reliquie di san Valentino c’è un libro poggiato su un leggio. È spesso, con le pagine rigonfie, piene di dediche e suppliche al santo. Le mani tremolanti di chi ha chiesto la grazia, tra tentennamenti e fughe che complicano le storie d’amore. Quelle più sicure, come la grafia, di chi ringrazia per aver trovato l’altra metà della mela, piantato l’albero insieme e fatto crescere i propri frutti.

La curiosità di sfogliarlo, quindi, e addentrarmi nella lettura è tanta, ma riesco solo a immaginare il vortice di emozioni che ha provato ognuno nell’affidare parte della sua anima, di quel segreto, di quella speranza nascosta a questo libro enorme, prezioso. Il leggio è, infatti, nell’angolo, di fronte la teca con le reliquie di san Valentino, tra candele e rose. Sopra c’è una marea di cuori: tanti pensieri consegnati al santo dai bambini. Il rosso è ovunque, lega le emozioni di queste piccole creature per i nonni, i genitori, i compagni di classe, l’universo, il mare e le stelle, perché chi ama non è mai povero.

Reliquie San Valentino

Reliquie San Valentino

A te non costa nulla. Per me è una fonte di soddisfazione enorme.

Mani strette a san Valentino e non solo

Il coro canta, accompagnato dall’organo. La melodia delle note, così, si sprigiona tra le statue, le teche fino all’altare. La chiesa è gremita: all’appuntamento sono venuti quasi tutti gli sposi di 25, 50, 60 anni fa, con a seguito figli, nipoti e chi nascerà. Da lontano, occhi commossi e speranzosi li guardano: sono quelli dei fidanzati, che si stringono le mani, le portano al petto, le baciano.

Ma, in questo convento, tra l’intimità dei pensieri e dei sospiri, ci sono anche persone che non hanno nessuno con cui condividere questo giorno, questo momento in cui, in fondo, ci si crede. Potrebbe sembrare una giornata triste o normale, se non fosse che tutto l’amore in circolo, tra bouquet di rose, abiti eleganti e battiti di ciglia, coinvolge chiunque è assiepato in chiesa, tanto da sentirsi amato. Un sentimento universale che fa sorridere e rincuora l’animo.

La melodia del Creato

La melodia del Creato

Nei cuori è racchiuso un mondo

Le promesse di chi ama sono custodite nel cuore e nei gesti: queste coppie, per lo più di anziani, non hanno bisogno di parole, in quel linguaggio che viaggia nello spazio e nel tempo. Universalmente. Certo, non è tutto così semplice. Sono curiosa, così ho chiesto loro qual è il segreto per far durare un matrimonio.

Indovina un po’?

La maggior parte (soprattutto le donne) ha risposto allo stesso modo: la pazienza. La pazienza! Ma c’è anche la complicità (prendi nota!), la condivisione, il dialogo. E anche l’amore. Ovvio.

La proiezione dell’amore

Alla fine, ho sfoderato il mio miglior sorriso e ringraziato. Sì, perché mi piace pensare di aver assistito, questo 14 febbraio, a un miracolo in terra. Me ne ha dato la riprova un’anziana seduta al primo banco. Guarda in continuazione i frati che celebrano la messa e il marito. Si vuole assicurare che stia bene. Poi si alza. Lui, con uno scatto, si sporge dal banco. La prende, quindi, sotto braccio. Si sorreggono l’una all’altro, con l’aiuto di un bastone. Vanno verso l’altare, insieme, a prendere l’ostia, mentre il coro intona “Fratello Sole e Sorella Luna”, basata sul Cantico delle Creature di San Francesco. Ritornano al loro posto. Abbassano il capo e si accarezzano le mani. E mi emoziono. Sì, mi emoziono.

Da voce a voce

In preghiera

Ora capisco perché mi ha attratto quel pino marittimo che svetta dal piazzale del convento: enorme, immenso, dalla chioma folta. Questo albero sempreverde resiste alle intemperie, cresce; i suoi rami si estendono in alto, di lato, senza una logica se non quella della natura. Si legano, si sorreggono, si intrecciano. Fino al cielo, in questa terra soleggiata, dove a volte cerchi l’ombra per prendere fiato, per poi ricominciare a camminare e a vedere il bello che c’è, a scovarlo anche nelle tempeste. In te, negli altri, nella speranza.

Dai rami al cielo

Dai rami al cielo

*Foto concesse dalla sister in love Luana Antonucci

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