L’inclusione per abbattere le barriere
Indice
A Belvedere M.mo, il primo ristorante “sociale” del Tirreno cosentino gestito da una onlus
Quante volte ti è capitato di pensare all’inclusione per abbattere le barriere. Ebbene, a Belvedere M.mo, c’è il primo ristorante sociale della costa tirrenica cosentina. A gestirlo una onlus.
È una di quelle serate frizzantine, con l’aria pungente che arriccia il naso e fa pensare all’estate. Di quelle, infatti, tipiche della costa tirrenica cosentina, con il rumore del mare che ti rinfranca e le strade quasi deserte, tra comignoli che fumano e lanciano segnali sospesi al cielo stellato. Qualcosa, però, riscalda più di un caminetto acceso e di una coperta termica: sono i ragazzi e le ragazze che serviranno la cena nel ristorante “Sapori e Saperi” di Belvedere Marittimo, nel centro storico di questa località che punteggia la Riviera de Cedri.
L’inclusione per abbattere le barriere
Dieci giovani tra diversamente abili della casa famiglia “Dopo di noi” di Belvedere, la comunità socio-educativa “Lo Scoiattolo” di Sangineto, un paese distante una manciata di chilometri da qui, ed esterni.
Tutti fanno parte, infatti, del progetto “Il mio ristorante”, nato dalla collaborazione con l’Aias onlus sezione di Cetraro, presieduta da Maurizio Arci, poggiato su laboratori formativi e opportunità per chi vuole dare un’altra possibilità alla speranza, all’esistenza che ha mostrato spesso il volto ingannevole.
Questi ragazzi , tuttavia, vanno avanti: perché le vere barriere sono quelle mentali. In questo primo ristorante sociale della costa tirrenica cosentina, quindi, si mettono in gioco: altri lo hanno fatto prima di loro, trovando degli sbocchi lavorativi, proprio nella ristorazione, e sociali che sanno di riscatto, di ottimismo, di vita.
A te non costa nulla. Per me è una fonte di soddisfazione enorme.
La brigata
Giorgio, Agustina, Paolo, Gesuele, Domenico e Chiara mi accolgono all’ingresso del locale, con sorrisi e mani tese: si fanno coraggio tra di loro. Sono, infatti, una brigata compatta di camerieri, maître di sala e sommelier.
Accompagnano ciascun ospite al proprio tavolo: «Prego, si accomodi. Le auguriamo una buona serata». Quando i commensali sono seduti, sanno, quindi, che inizia il lavoro.
Giorgio Iachetta è il maître di sala: chiama a raccolta la sua brigata e si va in scena. Agustina Aznarez, Paolo Dardha, Domenico e Gesuele Reitano, e Chiara Verdolini, camerieri, rispondono con un cenno. Sono pronti. Servono le pietanze del menù tipicamente calabrese e il vino, attenti a essere professionali ma anche umani.
Le famiglie
La cena sociale ha, infatti, radunato tanti familiari di questi ragazzi: l’emozione e la felicità si toccano con mano. «Sono contenta. Mia figlia ha così delle possibilità. Facciamo di tutto per lei. Non sono affatto sacrifici, perché vogliamo solo il suo bene, come tutti gli altri genitori che sono qui. Il progetto apre delle porte ma, soprattutto, invoglia lei e i suoi compagni di avventura a proporsi al mondo», dice la mamma di Agustina, con il suo misto accento portoghese-calabrese.
La musica di sottofondo crea un’atmosfera calda. Servono l’antipasto: salumi, grispelle (frittelle salate) e ’nduja. Poi gnocchi alla silana; parmigiana di patate con ragù di carne. Infine la crostata con marmellata di limoni bio (una prelibatezza, ve lo assicuro).
Il tutto annaffiato da ottimo vino e digestivo. Si chiacchiera e ci si sente, davvero, coccolati da questi ragazzi che hanno seguito un laboratorio sulle varie fasi della ristorazione, dalla preparazione della sala, alla scelta del menù, dalla simulazione del servizio fino alla gestione della comanda e del conto.
Il progetto due volte a settimana
Per due volte a settimana, i dieci ragazzi del progetto “Il mio ristorante” si ritrovano nel locale “Sapori e Saperi”, seguiti da un’equipe multidisciplinare con psicologi, educatori, logopedisti e fisioterapisti dell’Aias onlus sezione di Cetraro. Quello di febbraio era, quindi, incentrato sui pasti della giornata, a marzo le lezioni si focalizzano, pertanto, sulle ricette della tradizione.
A ogni fine laboratorio (aperto ai volontari), comunque, è prevista una cena in cui questi giovani saranno coinvolti e daranno grande prova di quel che imparano.
Il percorso educativo: parla la psicologa Zicarelli
«Il ruolo di cameriere all’interno del ristorante è il pretesto per lavorare su vari aspetti della persona: dall’autonomia alle relazione tra pari e colleghi. I laboratori andranno avanti fino ad aprile, con una programmazione attenta e suggerimenti arrivati anche dai ragazzi stessi. Il percorso educativo è fondamentale per ogni ragazzo, in cui bisogna rispettare i tempi e la personalità in evoluzione», precisa Mariangela Zicarelli, psicologa del progetto.
Anch’io con i ragazzi
Qualche giorno dopo, sono con loro nel laboratorio. Con l’aiuto di Carmelina Grosso Ciponte, una dolcissima ottantenne di Belvedere, i ragazzi preparano le chiacchiere di Carnevale. Mescolano gli ingredienti e mi fanno spazio sul tavolo di lavoro, tra farina, burro e tanta voglia di divertirsi.
Modelliamo la pasta: Giorgio è vicino a me. Tommaso Spadera (alla cena non c’era), cileno di 28 anni, ospite nella casa famiglia “Dopo di noi”, spinge con il palmo della mano fino ad amalgamare tutti gli ingredienti. Sorride. Si diverte e ogni tanto scatta delle foto (vuole catturare il mondo nelle istantanee) al gruppo intento a spianare la pasta, ritagliarla in strisce, per poi adagiarle su delle teglie.
Aspettiamo di assaggiare questi dolci e iniziamo a chiacchierare: fuori c’è il sole, tuttavia i raggi che rischiarano questa stanza sono più caldi. Sanno di speranza, di un ponte che ricongiunge l’attimo all’eterno, di sogni che non si spezzano.
Le storie e i sogni
Agustina Aznarez, 16 anni, è argentina, ma da anni vive a Santa Maria del Cedro (Cs). Studia danza classica e moderna; ha la passione per la moda (sfila sulle passerelle) e per la ristorazione. «Il mio sogno è il mio papà che amo. Ballare. Servire a tavola», sussurra. È una piccola fashion addicted, dai capelli lunghissimi e gli occhi che ti spalancano l’anima.
Paolo Dardha con i suoi 12 anni è il più piccolo della brigata, ma è un peperino. È di Corigliano, paese della costa ionica cosentina. Vive nella comunità socio-educativa di Sangineto “Lo Scoiattolo”. Ha un sorriso disarmante, questo ragazzo che da grande vuole diventare carabiniere «perché c’è bisogno di giustizia. Per difendere i più deboli».
Fa coppia con Domenico Reitano, 13 anni, di Palmi (Reggio Calabria): due guance rosse e un sorriso che illumina tutto. Sembra timido, ma poi si lascia andare e inizia a chiacchierare insieme agli altri. Non ha ancora le idee chiare sul suo futuro, sospeso tra il diventare carabiniere e fare il meccanico. «Insomma, qualche lavoro che aggiusta tutto, anche quello che non si vede», mi dice. E trattengo l’emozione.
La musica
Gesuele è il fratello di Domenico. Ha 19 anni. Alto, pesa ogni parola, meticoloso e preciso com’è. È romantico – mi racconta della sua fidanzata e del loro San Valentino – come la musica che spera di suonare con la batteria. Magari in un gruppo.
Giorgio Iachetta è un allegro ragazzo di 36 anni. Vive a Bonifati (Cs), con due gattini che ha chiamato come i suoi idoli: Adriano e Claudia. Imita Celentano, canta ogni sua canzone, e contagia con i suoi sorrisi tutti gli altri che applaudono. «Questo progetto mi piace. Ringrazio nonna Carmelina perché questi dolci ci fanno festeggiare il Carnevale», dice con entusiasmo.
Ancora insieme
Arriva una montagna di chiacchiere con zucchero a velo che mettono tutti a tacere. Ma per poco, giusto il tempo di mangiarle e iniziare a trascrivere la ricetta di nonna Carmelina, felice per aver trascorso una giornata in mezzo ai giovani che le danno gioia. Con lei anche la figlia Vincenza Filicetti. A seguirli le educatrici e la psicologa.
Prima di salutarci, Giorgio intona una canzone di Celentano. Gli altri canticchiano, danno il ritmo con le mani, e ogni tanto pucciano le chiacchiere in una ciotola con della Nutella.
Abbracci
Poi abbracci. Sguardi. Sorrisi. E un lunedì, il mio, che aveva delle sfumature grigie, prende dalla tavolozza in dote a questi ragazzi e ragazze i colori più accesi. È un contagio di vita. È un regalo che, vi assicuro, apre l’anima e mette da parte le inezie dell’esistenza.
Uno per tutti, tutti per il sociale
Ps: Seguono il laboratorio “Il mio ristorante” anche Laura Valentini (19 anni); Angela Servidio, (34); Angela Impieri (20); Chiara Verdolini (14 anni).
Ringraziamenti
Grazie a Maurizio Arci, presidente dell’Aias onlus sezione Cetraro, per le sue battaglie e le spinte innovative nel sociale, e a Maria Rachele Felicetti, medico che segue ogni fase di questo progetto inclusivo. All’equipe multidisciplinare composta dalle psicologhe Mariangela Zicarelli, Luciana Patti, Carmen Limongi; dalle fisioterapiste Lucia Tragni e Marsha Hardke; dalla logopedista Maria Teresa Sollazzo; dagli educatori: Vincenzo Nervino, Manuela Alessandrìa, Elisabetta Trifilio, Sabrina Salemme e Fabiana Crudo. Ringrazio per la disponibilità Emiliana Belmonte, responsabile di “Sapori e Saperi”. Alla chef di “Sapori e Saperi”, Alina Cretu.
Lodevole iniziativa, veramente emozionante , cugina sei molto brava e in gamba, ti voglio bene!
Grazie di cuore cuginone. Te ne voglio anche io…. tanto affetto per te
Una lodevole iniziativa, anche magistralmente descritta con sentita partecipazione, a tratti finanche poetica.
Per una delle poche volte mi sento orgoglioso di essere calabrese, specie in un contesto nazionale dove sta emergendo un rigurgito di razzismo e indifferenza sociale.
grazie
Complimenti e grazie a tutti x questa bella e lodevole iniziativa.
Il super Giorgio Iachetta sempre attivo e amico di tutti ✌️??
È sempre bello leggere quello che ci racconti, ma questo articolo mi ha emozionata tantissimo ed è stupendo sapere che ci sono persone che credono in questi ragazzi e danno loro grande speranza
grazie