A te non costa nulla. Per me è una fonte di soddisfazione enorme.
Elio Orsara: tanti viaggi nella ristorazione italiana
Se proprio si vuole trovare un inizio a questa storia che ha fatto di questo cetrarese il ristoratore italiano più conosciuto in Giappone, insignito di premi e riconoscimenti, proprietario della “Elio Locanda italiana”, “Elio forneria”, “Fattoria biologica”, “Antica Salumeria” e tanto altro ancora, bisogna, tuttavia, andare indietro nel tempo.
A tanti viaggi (a 17 anni va a Londra, ci resta tre anni, poi in Spagna) lungo la strada della ristorazione, della conoscenza, della crescita. Un passo avanti. Mai uno indietro.
«Il mio sogno era lavorare negli Stati Uniti. Scelsi Los Angeles, ma mi scontrai sin da subito con una comunità chiusa, razzista. Forse era il posto sbagliato all’età sbagliata. Dovevo restarci cinque anni: dieci mesi dopo il mio arrivo, feci, però, le valigie e me ne tornai a casa».
L’inizio dell’avventura giapponese
Non molla. Negli anni Novanta in Italia ha trovato la chiave per una porta segreta. Lavorava, infatti, a Como come responsabile dei catering in un rinomato Golf club.
Un giorno Elio incontra un gruppo di giapponesi: volevano aprire dei ristoranti italiani nel loro Paese, in pieno boom economico. Aveva 24 anni. Gli chiesero se poteva gestirli lui.
«Non sapevo nulla del Giappone. Se non i cartoni animati. Ma non potevo farmi sfuggire certo questa occasione. All’inizio è stata dura.
Ho capito, poi, che dovevo studiare e cominciare a sentirmi parte di una comunità, che sembrava una macchina. Non c’erano sbavature. Dicevo tra me e me: questi sono pazzi. Ma quanto mi sbagliavo!
Con gli anni, appresa la lingua e immerso completamente nella cultura nipponica, ho scoperto un mondo elegante, educato, forte e cordiale. Pronto a rialzarsi, senza lamentarsi».
Elio Orsara e il terremoto in Giappone del 2011
Ci sono stati, comunque, dei contraccolpi nella sua continua avventura nipponica, come nel marzo del 2011.
Un periodo buio che gli ha fatto pensare che la sua vita (professionale!) fosse finita. Ma ha trovato il modo per solcare un suo sentiero, mai in solitaria.
«Nel 2010 feci l’investimento più grande della mia vita, comprando un palazzo per il servizio catering. L’11 marzo avevo un evento importante per 650 persone. Ma quel giorno la terra iniziò a tremare; scaraventò tutto. Eppure quella è stata la mia svolta.
La solidarietà degli italiani verso il popolo nipponico
L’evento saltò, furono cancellate tutte le prenotazioni. Avevo container pieni di cibo arrivati dall’Italia. Quarantadue persone lavoravano nella mia azienda. Ero responsabile di tutti i calabresi. Non potevo scappare davanti i miei figli».
Decise così di “adottare” la cittadina di Rikuzentakata, portando cibo, vestiti ai bambini e ai sopravvissuti. Non era solo: si creò una catena di solidarietà.
A settembre in Giappone iniziò la seconda fase, quella di far girare l’economia senza piagnistei: si raddoppiarono, quindi, le prenotazioni per i suoi catering, le banche lo aiutarono con interessi a tasso zero.
Elio Orsara: perché ho deciso di restare a Tokyo
«Lì ho preso la mia decisione. Il mio sogno era tornare, da vecchio, in Italia e aprire un agriturismo. Poi, però, ho capito che potevo farlo qui: ho comprato pertanto una fattoria a Hokkaido.
Facciamo formaggi, salumi bio, coltiviamo verdure. Mani che intrecciano: ci sono mastri casari del Sud Italia, con attrezzature realizzate nel nostro Paese».
Calabria-Tokyo: il franchising della Locanda di Elio Orsara
E il cerchio si espande (sta per aprire franchising della Locanda in Giappone che seguirà personalmente) e torna alla sua Cetraro. A quella nonna. Alle donne della sua famiglia.
Alla sorella Anita che va e viene dal Giappone, cucina alla Locanda a Tokyo, apre le porte nella sua casa di Cetraro ai giapponesi.
D’estate Elio con la sua famiglia ritorna in Calabria (i figli però ne approfittano per venirci più spesso). Nella sua Cetraro, sempre con amici, con persone che gli chiedono di conoscere la sua terra.
Fino a innamorarsene e a ritornarci da soli. Sì perché Elio san è riuscito a portare nella Riviera dei Cedri, in giro per la Calabria, turisti nipponici, attratti da ricette semplici che hanno come ingrediente segreto l’amore, l’ospitalità, la semplicità.